Di che famiglia sei?

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Di che famiglia sei?

La scena è vuota, con uno stendibiancheria chiuso. Un terrazzo.
Una donna entra per stendere i panni. Potrebbe essere una situazione che si ripete giornalmente e banalmente come molte altre in tutto il mondo. E infatti è così. Ma la città è strana. La città è come fosse messa un po’ fuori dal mondo.
La donna inizia a raccontare di un muro. Un muro che aveva diviso la città. O meglio aveva diviso la città dividendo le famiglie di quella città. Da una parte quelle formate da un uomo e una donna sposati con figli e dall’altra tutte le altre:

Famiglie con figli a volontà
Famiglie con figli “arriveranno? Chissà”
Famiglie giunte da oltre il mare che per arrivare fin qui han dovuto nuotare
Famiglie con nonni, zii e cani e genitori no perché sono lontani
Famiglie di genitori divorziati
Famiglie che poi… si son risposati
Famiglie con due mamme o due papà che qui nessuno chiede: “Come si fa?”
Famiglie di persone sole, come me, che da sola faccio anche per tre


Cit. dallo spettacolo

 

Per fortuna adesso ci sono le porte nel muro. E si può passare. Per fortuna quando inizia il racconto la situazione è stata già risolta. Questo ci rassicura. Ma cos’è successo una manciata di anni fa? Quando il muro è stato innalzato e ci hanno divisi? Chi ha risolto la situazione e come? Martina e Piero, due bambini eroi inconsapevoli, con la loro curiosità, la loro voglia di conoscersi con la scusa di un pallone che vola dall’altra parte del muro, lo superano e mettono in atto una piccola rivoluzione. Anche le famiglie si conosceranno e si scopriranno molto simili, con, alla base, l’amore, il rispetto, il sostegno e la comprensione.

temi trattati
In un momento storico in cui la Società è liquida – come direbbe il famoso sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman – il tentativo è quello di cercare, al di là delle forme in cui si manifesta, un denominatore comune per definire la famiglia. Dopo laboratori e ricerche con bambini dai 6 ai 10 anni questo denominatore sembra essere l’Amore; e l’apertura verso le forme diverse è la Conoscenza, spinta dalla Curiosità.

I muri sono divisioni. Per le case sono protezioni. Un muro protegge chi ha paura di una minaccia esterna, di qualcosa che non si conosce e che potrebbe ferire.
Un muro divide me da te. Oppure noi da voi. Oppure noi da loro. Loro, ancora più lontani di voi.
Il muro è un astuccio alzato durante un compito in classe.
Un muro è qualcuno che non ti parla e si gira di spalle.
Un muro è una porta chiusa.
Un muro è un genitore, un parente che ti preclude la possibilità di esplorare liberamente persone o situazioni, di conoscere, di usare la tua curiosità per sperimentare,
dandoti prima i mezzi per proteggerti nel caso di pericolo, ma lasciandoti libero.

Ma… Ogni eroe in ogni storia supera un muro. Le fiabe classiche sono piene di muri reali che costringono l’eroe o l’eroina in torri e castelli, o muri mentali (es Cenerentola che non si emancipa). Tutto ciò serve per andare verso la libertà e l’età adulta.
Non solo: i cartoni animati hanno iniziato, negli ultimi anni, ad affrontare il tema della diversità delle famiglie, basti pensare alla strana famiglia dell’”Era Glaciale”, che non si sceglie ma che è costretta alla convivenza, eppure poi si sceglierà dopo avere condiviso la strada, nonostante le profonde differenze.
In questa storia sono i bambini a trovare una soluzione e un punto d’incontro, ma non lo fanno con un senso dell’epica, lo fanno semplicemente perché si scoprono e si affezionano.

linguaggio utilizzato
Il linguaggio utilizzato è molto semplice. Lo spettacolo è una narrazione, un monologo di un’unica attrice. Qualche abito indica, suggerisce i personaggi, che saranno citati dal personaggio/narratore. Le musiche accompagnano la narrazione che passa da momenti poetici a momenti ironici, senza perdere mai di vista la comprensione e il linguaggio per il bambino (dai 6 anni). L’escamotage drammaturgico del terrazzo che si affaccia sul cortile e che permette al personaggio narratore di essere (quasi) un
narratore onnisciente permette allo spettatore di seguire attraverso i suoi occhi ciò che succede nella storia.
Poi c’è una luna che osserva dall’alto. Una luna in una cornice. Una luna che tutti guardano e che tutti guarda. Una luna che è un sogno, una luna che tutti vorrebbero. Una luna che si fa anche prendere, se ci si prova. Se si ha il coraggio di andare fin lassù.

La produzione